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Registrare solo acqua per dieci giorni. di Paolo Plinio Albera

Affitterò una baita isolata, in montagna, dove scriverò tutte le canzoni del nuovo disco. Dieci giorni, dieci canzoni: una al giorno. Mi porterò il computer e i microfoni per registrare i provini. Ho bisogno di perfetta solitudine, starò lontano dall'alcol, dalle droghe, dalle ragazze. Non dirò a nessuno dove vado; lo racconterò dopo, ai giornalisti, che scriveranno che il mio disco è stato composto nel mio ritiro in questo paese, tra queste montagne. Saranno canzoni introspettive, nude, acustiche, che segneranno la mia maturità artistica. Le nuvole saranno l'unico movimento visibile agli occhi, l'acqua del torrente l'unico suono udibile dalle orecchie. Mi riempirò l'auto di tutti gli strumenti che può contenere, chitarre, tastiere, ukulele, xilofoni, percussioni. Lavorerò sui miei appunti, ho già qualche idea, sperimenterò, registrerò il suono dell'acqua. Voglio che la chitarra suoni come un piano, e viceversa. Avrò tutto il tempo, respirerò aria buona. I miei pensieri voleranno alto. Porterò con me tanti cd, che ascolterò e mi influenzeranno: alcune nuove uscite indie, altri classici del rock, un paio di musica etnica. Ho bisogno di tranquillità, di serenità. Quando tornerò in città con la mia barba cresciuta tutti mi guarderanno con ammirazione e mi chiederanno di raccontare il mio splendido isolamento. Altri artisti mi prenderanno ad esempio, faranno la stessa cosa, magari proprio fra queste montagne. Scatterò delle foto. Terrò un diario. Mi scalderò di sera davanti alla stufa accesa e crepitante, chitarra in braccio, le sigarette, annuserò sui miei vestiti l'odore del fuoco. Sarà un disco tutto su di te, da quando ci siamo sentiti negli ultimi giorni non faccio che pensarti, il tuo addio è un'infezione che non guarisce. Eppure ti sento in qualche modo vicina, aereo che ho perso, ma che non decolla mai. Questa frase mi piace, sarà un buon ritornello. Ai giornalisti non dirò di te, ma si saprà, molti ne parleranno. Inviterò i gatti, mi stenderò al sole, mi meraviglierò del creato e metterò in dubbio la non esistenza di Dio. Spettinati abitanti incontrati per caso mi insegneranno i nomi delle montagne attorno. La città mi sembrerà così lontana, ma comunque a portata di mano. Mi verrà voglia di restare, ma avrò anche voglia di tornare. Tornerò.

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