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Tu per la tua strada, io per l'autostrada. di Paolo Plinio Albera


Per il nostro addio, scegliamo un posto in cui non siamo mai stati, in cui mai torneremo. Un luogo anonimo che non ci ricordi nulla, che non sappia di nulla, in cui nulla e nessuno si accorga di noi. Scegliamo un giorno grigio, nero, bianco, freddo e uggioso che si intoni a perfezione con la temperatura del nostro umore. Una giornata troppo mite potrebbe far prevalere umori, odori che i nostri corpi fiutano ancora l'uno sull'altro. Facciamo attenzione a stare lontani da qualunque canzone o colonna sonora che ci possa ricordare in futuro questo momento. Assicuriamoci di avere qualcosa da fare dopo, un appuntamento non rimandabile o una consegna di lavoro, in modo che non sia possibile dilungarci, emozionarci, cadere nella trappola dei sorpassi nella gara a chi ne esce più ferito. Vestiamoci in maniera neutrale: non mi metterò quella giacca che ti piace, non ti metterai la maglia che ti ho regalato io. Dobbiamo avere cura di essere poco attraenti, sarà difficile per due come noi. Un linguaggio asciutto, per favore, poche domande, e che prevedano esclusivamente risposte si/no. Siamo efficaci, efficienti, non sono sinonimi e dobbiamo essere tutti e due. Avvocati, ingegneri, ortopedici, sto pensando a qualcosa del genere. Voce bassa. Contatto vietato. Eventuali lacrime, come nel tennis la pioggia, valgano l'interruzione dell'incontro. Siano tabù quelle parole che ben conosciamo che fanno rima con dolore. Mi raccomando, un lavoro pulito: nascondiamo le prove che teniamo appese ai muri e agli stendini, occultiamo i corpi l'uno all'altro, tu per la tua strada, io per l'autostrada. E se qualcuno ci chiederà chi è stato il primo, perché le persone hanno fame di sapere rapporti di forza, “chi ha vinto” e “chi ha perso”, se fornissimo versioni completamente opposte, beh, sarebbe il nostro capolavoro.

Vedi, sono convinto che, non molto tempo dopo che le nostre strade si saranno separate, ci volteremo e ci vedremo lontani lontani, piccoli così. Staremo meglio di ora, ma non meglio di prima, comunque avremo sviluppato anticorpi. Ognuno tenga la propria sofferenza per sé e decida autonomamente come smaltirla, magari in combustibile carburante per percorrere la nuova strada, come liberarsene, di soppiatto come con una banconota falsa, controllando con diffidenza il resto.


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